Gentile Presidente,
ho appreso con immenso piacere, da un lato, e stupore, dall’altro, che Lei sostiene in punto di diritto quanto da sempre ribadito dal sottoscritto e dalla O.S. che rappresento (il riferimento è al Consiglio Regionale del 21 u.s. ed a quanto da Lei argomentato a fronte di specifica interrogazione sulla
vicenda “Padre Pio”).
Sul primo fronte, devo manifestarLe che, nel corso di questa lunga ed estenuante vertenza, la FP CGIL – unitamente alla CISL FP per la verità – è stata additata come colei che avrebbe voluto la chiusura dell’azienda, semplicemente perché con testardaggine provava a sostenere che l’inadempienza retributiva in capo alla GMS doveva essere sanata dalla GMS e non da altri.
Il fatto che Lei lo abbia ribadito non può che farci piacere.
Ricordo, da ultimo ed in particolare, quanto accaduto nel corso della recente Task Force ove, insieme ai colleghi della CISL, ci rifiutavamo fermamente di siglare un accordo con un potenziale subentrante nel ramo d’azienda della GMS. Per contro, le istituzioni presenti (la quasi totalità)
suggerivano – a loro detta per il bene dei lavoratori – di validare il percorso tracciato dal datore (locazione del ramo d’azienda e passaggio dell’accreditamento).
Non avendo altre alternative ed in assenza dei sollecitati interventi della P.A., di cui infra le parlerò, abbiamo abbandonato la “retta via” per intraprenderne altra; qui, ad onore del vero, abbiamo preteso – ed ottenuto – una serie di garanzie per le retribuzioni pregresse e future dei
lavoratori.
Il percorso, poco condiviso, ci pareva concluso: oggi tutto è nuovamente stravolto e v’è un assordante silenzio.
Si ritorna sulla posizione iniziale, la qual cosa ci fa piacere perché – a questo punto – possiamo orgogliosamente affermare che avevamo ragione e perché apprendiamo che Lei è strenuo difensore del diritto alla salvaguardia dei posti di lavoro nel caso – non augurato – di un possibile spostamento
di pazienti in altre strutture.
Fin qui le note piacevoli.
Sull’altro fronte, medesima linearità non ho avvertito dagli altri Enti o Uffici interessati o interessatisi al tema.
Punto di partenza è il dato ineludibile che nel lungo tempo trascorso dall’avvio della vertenza (inizio anno) i lavoratori, pur continuando a prestare il servizio sanitario pubblico affidato al privato GMS, hanno percepito una sola mensilità su sette e non hanno nessuna garanzia per l’immediato futuro.
Le chiedo se è naturale o permissibile che la P.A. eroghi pubblico danaro all’esecutore del servizio e questi non paghi chi materialmente lo esegue.
Certi della non possibilità, i lavoratori tutti – assistiti dalla sigla che rappresento – hanno chiesto alla Asl, all’inizio del 2016 (per la verità lo si era già fatto nel 2015 quando si ripropose la medesima situazione), di sostituirsi nel pagamento delle retribuzioni dei lavoratori.
La vicenda ci pareva lineare e giuridicamente possibile (basti citare la recente sentenza del C.d.S. n. 1251/2016).
Sennonché la ASL, nel giorno in cui è stata raggiunta dalla richiesta di pagamento sostitutivo e/o diretto, ha preferito acconsentire alla cessione del credito pro solvendo nei confronti di un terzo istituto di credito, nonostante una conclamata e ormai nota a tutti inadempienza della GMS,
privandosi così delle risorse utili e necessarie ad assicurare una corretta esecuzione del servizio affidato e privando i creditori privilegiati (i lavoratori) della possibilità di assicurarsi presso il terzo ASL la soddisfazione del proprio credito.
Tanto è stato deciso e prosegue tutt’ora poiché, come apprendo dall’albo pretorio della ASL Bari, v’è recente determinazione dirigenziale – datata 26 luglio – con cui le prestazioni di maggio 2016 rese da GMS sono monetizzate e corrisposte ad un istituto di credito, mentre nulla si assume e
ecide per remunerare chi le prestazioni le ha realmente svolte.
Forse la ASL avrebbe dovuto interrogarsi sulla opportunità di un assenso siffatto, stante l’acclamata illiquidità della GMS, il cui effetto è il favorire un terzo creditore chirografario in luogo dell’interessato creditore privilegiato (il lavoratore), grazie al quale il servizio pubblico è comunque assicurato.
Tale elementare tema non mi pare sia stato affrontato.
Dato quanto sopra, ampiamente documentabile, Le chiedo, anche nella Sua veste di giurista, di
rendere risposta a questi quesiti:
– quale norma permette ad un creditore chirografario (istituto di credito) di essere preferito ad
un creditore privilegiato (il lavoratore) ?
– perché il caso di accordi con società accreditate si sottrae all’art. 5 del DPR 207/2010
ovvero all’art. 30 del DLgs 50/2016, mentre la medesima disciplina sui contratti con la P.A.
è adottata per pagare gli istituti previdenziali (art. 4 del DPR 207/2010) ovvero per dare
assenso alla cessione del credito (art. 117 del DLgs. N. 163/2006) ?
– perché la ASL si sottrarrebbe al chiaro disposto dell’art. 1676 c.c.?
Rileverà che la corretta risposta a tali quesiti avrebbe evitato ai lavoratori ed alle loro famiglie l’umiliazione di lavorare e di non essere retribuiti (avrei voluto farLe assistere al pianto di una madre che non poteva dare al proprio figliolo 200€ per partecipare ad una gita scolastica), il tutto senza spostare il tema più generale dell’inadempimento agli obblighi di accreditamento e convezione della GMS.
Questi sono gli effetti di scelte poco attente – ahimè – compiute dalle Istituzioni.
Credo, in sincerità, che tutto ciò sia vergognoso.
Credo sia vergognoso il fatto che accada proprio nella nostra Regione. Credo, e ne sono talmente tanto convinto da aver presentato una richiesta di parere all’Anac, che il giusto esercizio delle prerogative e dei poteri della Pubblica amministrazione debba aiutare la parte debole (cittadino fruente del servizio e lavoratore addetto al servizio) e non debba essere asservita alla sola logica dell’utile commerciale.
Le chiedo, quindi, di intervenire in maniera dirompente per poter mettere in sicurezza il sacrosanto diritto alla retribuzione dei lavoratori, nell’attesa che si assumano tutte le legittime determinazioni rispetto al futuro degli accreditamenti del Presidio di riabilitazione “Padre Pio” di Capurso.
Confido nel Suo coraggio, nella Sua scelta di stare dalla parte di più deboli e di essere sempre e
comunque per il rispetto della legalità.
Domenico Ficco
Segretario Generale FP CGIL Bari